Serendipità - l'inatteso nella scienza

Recensioni del libro Serendipità - l'inatteso della Scienza

 

Amicuzi Riccardo Iis “da Vinci” ( Civitanova Marche, Marche )

“Serendipità” del filosofo e biologo Telmo Pievani si apre in terre lontane: sfogliando le pagine iniziali si possono percepire il profumo delle spezie, il frusciare delle sete, i colori accecanti dei fiori e del cielo terso. Il lettore percorre le vicende di personaggi di un mondo ancestrale ed atavico, sospeso tra mitologia e leggenda, fino a quando non incontra sul cammino tre signori erranti…
Umili e brillanti, vagando per il mondo in una sorta di viaggio iniziatico, i tre principi di Serendib possiedono una capacità osservativa così fuori dal comune da arrivare a compiere intuizioni intriganti. Dalla voce calda e misteriosa dei novellieri orientali la loro storia arriva in Occidente e, in pieno Settecento, entra in un grande palazzo inglese colmo di chincaglierie evocanti le Wunderkammer: è la casa del Conte Horace Walpole. L’intellettuale britannico legge la fiaba e, probabilmente, ne fraintende il significato: all’intelligenza ed alla sagacia dei principi egli sostituisce il caso e conia un neologismo giocoso e brillante: serendipità. Alea iacta est: una nuova parola entra ad arricchire il vocabolario del mondo, un termine ampio, ἀκμή (akme) di un concetto tanto sfaccettato da apparire difficilmente afferrabile.
Il libro prende il via proprio dall’ideazione serendipitosa del termine stesso che funge da titolo, nato da un’incomprensione di una novella orientale. Dopo molte avventure, gli scienziati intuiscono che le grandi scoperte dovute al caso hanno un nome ben preciso: ed ecco, la serendipità entra nella scienza con una simbiosi tormentata ed affascinante coniugata dal Pievani nelle sue forme più disparate. Lungo il vasto percorso della lettura si sfateranno luoghi comuni, si incontreranno i personaggi più inattesi (da Guglielmo da Baskerville a Sherlock Holmes), in un viaggio che, partendo da undici, semplici lettere, spazia per il mondo in modo sincronico e diacronico, trascendendo i confini immaginabili.

Scrivere un intero saggio su una sola parola può sembrare un paradosso quasi parossistico: eppure, l’autore è capace di attualizzare i temi che tratta, tanto che ci si sente trascinati da una forza magnetica all’interno delle pagine. Questo grazie al fatto che il lessico è sagace, mai banale e neppure complesso, la sintassi è limpida, l’organizzazione del discorso pacata e meticolosa. “Serendipità” è un’opera intelligente e rara, capace di arricchire il bagaglio culturale del lettore facendo al contempo divertire e riflettere. Il libro scorre con serena leggerezza (calvinianamente intesa), in una maniera tanto amena quanto intrigante: racchiude significati profondi che superano la limitatezza della pagina. L’autore ci fa comprendere come, dopotutto, noi “non sappiamo di non sapere”: persino nella scienza (e nei contesti della vita in cui ogni cosa ci sembra programmata) non tutto è dominato dalla ragione; incombe sempre l’inestricabile mistero dell’inatteso che va colto con pronta apertura mentale: la serendipità è una risposta inaspettata della natura a domande così profonde che a volte non sono ancora state poste.
Il volume, quindi, non tratta solo di storia e scienza, ma anche di come esse entrano nella vita, diventano attuali, tessono un serico fil rouge che si intreccia col mondo e con ognuno di noi.

Chissà dunque se anche voi, leggendo “Serendipità”, non arriviate a scoprire, serendipicamente, il senso di verità ulteriori che non sapevate neppure di cercare.
Basta solo prendere il libro e lasciarvi rapire…


Iommi Elia Liceo Scientifico G. Galilei ( Macerata, Marche )

Diciotto agosto. A molti questa data non dirà niente, eppure già dal 2010 il 18 agosto è la giornata mondiale dedicata alla serendipità, il Serendipity day appunto. In effetti negli ultimi anni la parola ha avuto una grande fortuna, campeggia in molti tatuaggi, scritta in grafie più o meno apprezzabili, viene usata e abusata in televisione, in articoli di giornali e riviste. Ma siamo sicuri che tutti questi estimatori del termine ne abbiano compreso il significato? Ad ognuno di loro consiglio di correre in libreria e acquistare l’ottimo saggio di Telmo Pievani. L’autore, con la chiarezza che contraddistingue il suo decennale lavoro di divulgatore scientifico, ha ricostruito con dovizia di particolari, non solo la lunga storia della parola, ma anche e soprattutto la sua reale presenza ed incidenza in ambito scientifico. A ben vedere la storia del significato di tale termine è quella di un fraintendimento, segno che fin dalla sua comparsa questa parola non è stata ben compresa. Pievani ci racconta come il suo creatore, il poliedrico intellettuale inglese Walpole, l’abbia inventata proprio fraintendendo il significato di una novella orientale che ha come sfondo la mitica Seredib/Serendippo. Ma la parola da lui coniata giace nel dimenticatoio fino a quando, nel 1833 non tornano ad essere pubblicate le sue lettere e con loro anche la serendipità; da quel momento su riviste di nicchia inglesi si riaccende la curiosità su quale sia il significato più autentico del termine: fortuna di qualcuno che prima o poi ottiene ciò che cerca, fortunata scoperta di qualcosa che non si cercava, speranza di trovare qualcosa che per coincidenza davvero si trova…Solo a metà del Novecento però la parola compie il salto ed entra a far parte del lessico scientifico grazie a Walter Cannon, ma è nel 1949 che assistiamo alla sua consacrazione, quando viene utilizzata addirittura da Flemming in un discorso nel quale racconta la tortuosa e avventurosa scoperta della penicillina. Da questo momento in poi, osserva l’autore, ben si evidenziano le differenza tra serendipità “umanistica” e “scientifica”: con la prima accezione si intende la scoperta casuale di oggetti preziosi quasi fine a se stessa, con la seconda invece si evidenzia un aspetto, sfuggente ma fondamentale della ricerca. Arriviamo così al nocciolo della questione: cosa intendiamo quando diciamo serendipità in ambito scientifico? “Trovare qualcosa che nemmeno sapevi di stare cercando, grazie al caso e alla sagacia, senza nessuna intenzionalità”, questa è la serendipità in senso forte che costituisce il cuore del saggio di Pievani che la ritiene la più interessante di tutte perché apre un bel varco sul velo della nostra ignoranza, “ci fa capire che non sapevamo di non sapere” . I capitoli centrali passano in rassegna molti ed affascinati esempi di serendipità, o presunta serendipità, nella scienza e ci guidano alla conclusione che la serendipità in senso forte è tanto rara quanto preziosa, così preziosa da costituire oggetto di ricerca di un biochimico, tale Yaqub, che a fronte di un congruo finanziamento ha l’arduo compito di carpire i segreti del suo funzionamento. Per il momento ha prodotto anche lui una classifica delle manifestazioni più o meno congruenti del fenomeno che dimostra che una serendipità, più o meno forte, è riscontrabile quasi in ogni scoperta scientifica ed è quindi lecita la definizione che l’autore utilizza come sottotitolo: “ scienza dell’inatteso”.


Olimpi Giulia Liceo Scientifico G. Galilei ( Macerata, Marche )

Ci immaginiamo spesso l’evolversi di fatti e azioni basandoci su ciò che desideriamo, altrettanto spesso architettiamo articolati progetti e ci convinciamo che andranno a buon fine: ma quante volte capita che queste aspettative rimangano disattese? Quante volte ci troviamo davanti a imprevisti che sconvolgono ogni cosa destabilizzandoci? Ovviamente si tratta di un’esperienza frequentissima, che ci vede tutti coinvolti: la vita quotidiana comprende anche questo, è una strada disseminata di casi, probabili o inaspettati, sconvolgenti e al contempo meravigliosi. Dal libro "Serendipità", di Telmo Pievani, sono riuscita a ricavare anche questo, ovvero l’insegnamento a lasciarsi sorprendere e a non fermarsi davanti agli eventi inattesi, a osservare e non guardare semplicemente alla realtà, con la consapevolezza che dalle occasioni più inaspettate possono nascere le cose più preziose.
Si dà dunque nome di serendipità a questa “imprevedibilità” dei casi. Ci viene, infatti, illustrata l’origine della parola, derivante da Sarandib, nome di un’isola che funse da teatro per le avventure di tre giovani príncipi, vaganti alla ricerca, seppur inconsapevole, della propria identità e alle prese con avventure inattese. Si tratta in realtà di parte di un racconto di origine orientale, e si dà il caso che lo stesso termine sia stato coniato dallo studioso Walpole per mezzo di una - non del tutto corretta - comprensione della storia, e dunque da un caso quasi fortuito.
È, però, doveroso precisare il vero senso della parola che, pur presentando varie sfumature di significato, nel concreto rimane fermamente legata a un binomio caratteristico: caso e mente preparata. Così dicendo si parla dunque di eventi inattesi che non possono essere tradotti in semplice fortuna; è necessario infatti saper cogliere le occasioni: esistono, a tal proposito, menti ben preparate che hanno imparato a sfruttare alcuni errori e, partendo da essi, a raggiungere obiettivi inimmaginabili.
Lo scrittore, in base a queste premesse, ci conduce in un viaggio che vede la scienza come protagonista e la serendipità come suo fattore caratterizzante: realizza con esatta precisione un excursus, di casi per lo più storici, volto a rappresentare la scienza come un libro, del quale nessuno sa il numero di pagine, ma che aspetta di essere decifrato. L'autore mostra una scienza che è viva - capace addirittura di offrirci risposte a domande che ancora dobbiamo porci - e che attende di essere esplorata. Pievani ci lascia con questo invito a non scoraggiarci, a candidarci per la serendipità come ci si ‹‹candida›› alla vincita della lotteria, acquistando un biglietto che forse ci porterà a esclamare il nostro eureka! D’altronde, la serendipità fa parte di noi, è il collante che ci mette in relazione con ciò che ci circonda e che, in fondo, ci rende parte stessa della scienza.


Pierucci Paolo Liceo Scientifico G. Galilei ( Macerata, Marche )

Un viaggio serendipitoso! Così si potrebbe definire la lettura di questo libro, un diario di bordo della serendipità, che inizia dalla notte dei tempi, attraversa le tappe scientifiche che hanno scolpito l’umanità per proiettarsi verso il futuro e oltre, nella infinita sfida all’ignoto, perché nella scienza non c’è né una fine né una meta precisa.
Dopo tante novelle, qualche film e citazioni, Telmo Pievani fa chiarezza e permette di staccarsi dagli stereotipi di una serendipità legata solo a caso e fortuna, ma allarga l’orizzonte e delinea lo scienziato come artefice di scoperte sensazionali utilizzando fatalità, sagacia, intuito, tolleranza, resilienza: come proiettarsi in un caleidoscopio di emozioni, esperienze, intuito e, ovviamente, un pizzico di buona sorte.
Si sale a bordo e inizia tutto con le novelle di Amir Khusrau, il Dante Orientale; poi troviamo le traduzioni di Cristoforo Armeno, passando quindi attraverso la restrittiva definizione di Horace Walpole, per arrivare a Voltaire con Zadig, Arthur Conan Doyle con Sherlock Holmes e quindi Umberto Eco con Il Nome della Rosa: esempi di utilizzo ancestrale della serendipità come origine per conoscere la verità.
La novella orientale dei Tre PrÍncipi di Serendippo incuriosisce il lettore e lo rende affamato di serendipità, come per i tre figli del re procedere nella narrazione diventa una sorta di rito d’ iniziazione nel magico regno del “paradigma indiziario” e “abduzione indiziaria” dove la minuziosa e creativa osservazione porta indizi per elaborare teorie con utile riscontro nella realtà.
Ogni capitolo è munito nell'incipit di poesie di Wislawa Szymborska che fanno da eco in questa impegnativa esplorazione con una rotta ben tracciata, si va a vele spiegate con Louis Pasteur che fa da bussola ribadendo che «Il caso aiuta le menti preparate»: lo scienziato diventa investigatore, anticipa le domande, trova la soluzione prima che il problema si presenti, conosce il metodo e può permettersi di uscire dal tracciato.
Vengono delineati diversi tipi di serendipità in base al mix di ingegno e fortuna; spiccano in particolar modo la serendipità debole, cioè trovare in modo accidentale qualcosa che si stava cercando -come avviene per la penicillina, i raggi X, la gomma, la dinamite, gli anestetici, i vaccini rna…- e la serendipità forte, cioè trovare qualcosa mentre si cerca tutt'altro –come accade per il velcro, il nylon i cornflackes, il viagra, l’insulina…- ed è proprio quest’ultima che ha il carattere dell’eccezionalità.
Si naviga anche nel mondo del “Non so di non sapere”, sulle tracce del mitico "So di non sapere" di Socrate, diventando creatori di assurdità, ma che un giorno forse saranno ovvie realtà. La scienza è un atto creativo che anticipa il futuro, proprio come un pittore che entra in una stanza con una tela, dipinge un paesaggio in base a tutti i panorami presenti nella sua memoria visiva e nella sua immaginazione e, solo dopo aver terminato, apre la finestra per vedere se la sua fantasia trova riscontro nella realtà.
Concludo dicendo che in futuro bisognerebbe dare sempre più spazio alla serendipità, e soprattutto elevarla a modus operandi e modus vivendi.
Consiglio questo libro non solo agli appassionati di materie scientifiche, ma a chiunque sia convinto che ogni sentiero buio possa essere illuminato dalla "lampada della conoscenza" e che inciampare in un ostacolo sia quell'evento inatteso capace di mostrarci qualcosa di eccezionale!


Piervittori Sofia Liceo Scientifico Leonardo Da Vinci ( Jesi, Marche )

Serendipity. Serendipità. E’ con questo curioso nome ed una copertina bianca e verde che Telmo Pievani, evoluzionista e saggista che insegna Filosofia delle scienze biologiche, ci presenta il suo libro (intitolato "Serendipità: l’inatteso nella scienza"; edito Raffaello Cortina Editore, 2021). Ad accoglierci al di fuori della copertina è un grande quadrifoglio che, adeguatamente a come dice la credenza popolare, è un portatore di fortuna: la fortuna di trovare qualcosa che non stavamo cercando. E’ proprio questa la definizione di serendipità che cercando in internet viene data. Il saggio di Pievani, però, non si limita alla semplice definizione, in quanto, nonostante il libro possa sembrare un elenco di storielle con personaggi fortunati, in realtà si trasforma nel racconto dell’evoluzione di una parola, che si dimostrerà più complessa di quel che sembra. Pievani narra la storia della parola arricchendola di esempi e di paradossi che mostrano altri lati dello scontato significato della parola “serendipità”: a partire dalla nascita serendipitosa della parola sino ad arrivare alle interpretazioni e ricerche dei nostri giorni, cosa che mostra come la serendipità non sia un concetto banale e astratto, ma concreto e fulmineo, che spesso si dimostra cruciale nelle nostre innovazioni.
Dopotutto ognuno di noi è portato, a primo impatto, a concepire la serendipità come una serie di fortune e di coincidenze: Pievani spiega chiaramente che non (sempre) è così. Visto che, allora, la serendipità riveste un ruolo rilevante nelle scoperte, si analizza anche la ricerca delle circostanze necessarie affinché la serendipità si verifichi, seppure, come ci spiega bene l’autore, già il solo fatto di esaminare delle caratteristiche che ci portino ad una scoperta serendipitosa, è una contraddizione al concetto di serendipità.
Il saggio si dimostra, per giunta, anche un elogio all’intraprendenza e all’apertura mentale affinché si evitino quelle che lui chiama “serendipità inverse”, o comunemente “occasioni mancate”, dal momento che a tutti possono capitare fenomeni serendipitosi, e tutto sta nel riconoscerli e nell'accoglierli: “Ci vuole insomma apertura mentale mista a un inguaribile ottimismo. In effetti sono queste qualità a scongiurare la serendipità inversa e a permettere di capitalizzare l’imprevisto”.
L’intero saggio è, inoltre, attraversato da uno stile di scrittura considerevole, scrittura con cui Pievani riesce a far scorrere gli argomenti attraverso le duecentocinquanta pagine con una naturalezza veramente rara: si discutono questioni diverse con una spontaneità e autenticità che rendono le pagine del libro una piacevole passeggiata alla scoperta di scoperte. E’ stato proprio lo stile dell’autore assieme, ovviamente, ai contenuti che trovo molto interessanti, che hanno reso per me il libro oltremodo affascinante, e mi sento per questo di consigliarlo a tutti: da coloro che vogliono scoprire semplicemente una nuova parola, a coloro che vogliono comprendere come, spesso, le parole non rappresentano soltanto sé stesse, ma aprono mondi di appassionanti storie, a volte inaspettatamente serendipitose, che ci mostrano come il riconsiderare i propri sbagli e dare valore alle piccole cose può rivelarsi essenziale.

 

Serendipità - L'inatteso nella scienza