Se fossi stato al vostro posto

In “Se fossi stato al vostro posto”, Malvaldi affronta un tema denso e affascinante: come entrano in gioco narrazione e matematica nel momento decisivo della giustizia, quello in cui dobbiamo stabilire se una persona sia probabilmente colpevole o probabilmente innocente. Interessante ed esplicita la possibile risposta: non basta raccontare i fatti, né fare i conti,  servono entrambi.

L’autore, non solo giallista ma anche chimico e divulgatore, utilizza esempi concreti, paradossi e casi giudiziari per mostrare come il calcolo statistico e la logica deduttiva possano contribuire a ridurre la probabilità di errori giudiziari. Il riferimento al modello di Edgar Allan Poe,  in particolare al suo “Il mistero di Marie Rogêt”, diventa pretesto per una riflessione più ampia sulla verifica delle ipotesi e sull’importanza del metodo. 

Dal punto di vista della divulgazione scientifica, il libro offre due  possibilità preziose: riesce a rendere accessibili concetti come probabilità, ragionevole dubbio, correlazioni e inferenze, pur senza banalizzarli e  colloca questi concetti in un contesto reale, quello delle decisioni giudiziarie, sottolineando che anche la scienza (o la “matematica”) non è garanzia di certezza assoluta, ma strumento per orientarsi in condizioni d’incertezza.

In ogni caso dobbiamo riflettere su alcuni aspetti:  il livello di astrazione richiesto non è sempre basso perchè chi non ha familiarità con ragionamenti logici o probabilistici potrebbe incontrare momenti in cui il ritmo rallenta o la densità del discorso cresce. Inoltre, l’interazione tra narrazione giudiziaria e matematica, anche se  affascinante, talvolta rischia di privilegiare la forma (il paradosso, il caso‑studio) più del dibattito sulle implicazioni etiche e sociali ampie del “ragionevole dubbio”.

 “Se fossi stato al vostro posto” è un libro che consigliamo  a chi ama muoversi tra scienza, matematica e società; a chi si interessa di divulgazione non come semplificazione ma come strumento di consapevolezza e a chi vuole guardare la giustizia – e la decisione – da un punto di vista che non è solo “morale” o “giuridico”, ma anche quantitativo. Insomma, un piccolo «invito alla riflessione» che si posiziona bene tra divulgazione e approfondimento.

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