Scienza chiara, scienza oscura

Recensione del libro di Gianfranco Pacchioni

Nel suo saggio Scienza chiara, scienza oscura, Gianfranco Pacchioni affronta con lucidità e preoccupazione una delle grandi questioni del nostro tempo: il futuro della ricerca scientifica e il crescente squilibrio tra la scienza pubblica e quella privata o militare. Attraverso una prosa chiara, ricca di riferimenti personali e professionali, l’autore ci guida in un’indagine che parte da una distinzione tanto semplice quanto rivelatrice: quella tra una scienza “chiara”, aperta, trasparente, e una scienza “oscura”, chiusa, guidata da interessi economici, strategici o politici. Quella che un tempo era la missione della scienza accademica – cioè contribuire al progresso collettivo e alla conoscenza condivisa – sembra oggi cedere il passo a un modello dominato da logiche di profitto e di controllo, dove i risultati delle ricerche non sono più destinati al bene comune, ma conservati nei silos delle grandi aziende tecnologiche o delle istituzioni militari.

Pacchioni non cede alla nostalgia, ma documenta con rigore la trasformazione in atto. La sua lunga esperienza come chimico e accademico gli consente di parlare con cognizione di causa del declino relativo delle università come luoghi di innovazione e della rapida ascesa dei laboratori aziendali e degli investimenti militari nei settori più avanzati: intelligenza artificiale, neuroscienze, calcolo quantistico. La descrizione del potere crescente delle Big Tech è particolarmente incisiva: si tratta di organizzazioni con risorse finanziarie superiori a quelle di molti stati nazionali, in grado non solo di attrarre i migliori ricercatori, ma anche di definire le agende scientifiche globali. In questo nuovo assetto, la scienza diventa un campo strategico e competitivo, dove ciò che non è brevettabile o monetizzabile rischia di essere marginalizzato o abbandonato.

Il libro, tuttavia, non è solo una diagnosi. Pacchioni invita il lettore a sviluppare consapevolezza critica, a riflettere sul valore della conoscenza come bene comune e sull’urgenza di preservare spazi di ricerca libera, svincolata da logiche industriali o belliche. È un appello non solo rivolto al mondo accademico, ma anche ai cittadini, ai politici, alle istituzioni: tutti, in qualche misura, partecipiamo a questa trasformazione, e tutti possiamo esercitare un ruolo nel difendere la trasparenza, l’etica e l’autonomia della scienza.

Il tono del saggio è sobrio, mai ideologico, e proprio per questo risulta ancora più efficace. Pacchioni non demonizza la scienza privata né ignora i suoi meriti, ma ne evidenzia i rischi sistemici quando non è bilanciata da una forte componente pubblica e da una vigilanza democratica. In definitiva, Scienza chiara, scienza oscura è una lettura attuale, necessaria, che interroga il rapporto tra sapere e potere nel mondo contemporaneo e ci chiede di non accettare passivamente la scomparsa di un modello di scienza aperta, collaborativa e orientata al bene di tutti.

Voto: