Farmaci Biotech in missione contro il tumore osseo

C’è una nuova possibile speranza nella lotta contro l’osteosarcoma, una delle forme più aggressive di tumore osseo.

Un progetto di ricerca guidato dalla professoressa Roberta Censi della Scuola di Scienze del Farmaco e dei Prodotti della Salute dell’Università di Camerino mira a sviluppare nanoformulazioni innovative per trasportare farmaci biotecnologici capaci di riprogrammare il microambiente tumorale, trasformandolo da favorevole alla crescita del cancro a oncosoppressivo, cioè in grado di ostacolarlo.

Una ricerca finanziata e strategica

Il progetto ha ottenuto un finanziamento ministeriale di 1,5 milioni di euro, riconoscimento dell’alto valore scientifico e delle potenzialità cliniche del lavoro. L’obiettivo è chiaro: potenziare l’efficacia delle terapie contro l’osteosarcoma rendendo l’ambiente interno del tumore meno “ospitale” per le cellule cancerose, agendo non solo sul tumore in sé, ma anche sul contesto che lo circonda.

Perché il microambiente tumorale conta

Nel trattamento del cancro, sempre più studi stanno dimostrando che non basta colpire le cellule malate: è fondamentale modificare anche l’ambiente circostante, fatto di cellule, vasi sanguigni e segnali molecolari che possono favorire o contrastare la crescita tumorale. È proprio su questo fronte che interviene la strategia di UNICAM: riprogrammare il microambiente tumorale per renderlo ostile alla malattia.

Nanotecnologie al servizio dell’oncologia

Le nanoformulazioni in fase di sviluppo hanno il compito di trasportare con precisione i farmaci biotech fino al bersaglio, aumentandone l’efficacia e riducendo al minimo gli effetti collaterali. Un approccio innovativo che unisce nanotecnologie, biotecnologie e farmacologia per affrontare una patologia difficile come l’osteosarcoma.

Una sfida contro il tempo (e il tumore)

Il progetto coinvolge un team multidisciplinare di ricercatori e punta a tradurre i risultati della ricerca di base in soluzioni concrete per i pazienti. Se le nuove formulazioni si confermeranno efficaci anche nelle fasi successive dello studio, potrebbero rappresentare una svolta terapeutica non solo per l’osteosarcoma, ma anche per altri tumori solidi.