"Più in alto degli Dei" di Marco Crescenzi

Recensioni del libro "Più in alto degli Dei"

Binci Federico Iis Varano - Antinori ( Camerino, Marche )

Da quando è comparso sulla Terra, precisamente in Africa, ben 75 mila anni fa, Homo Sapiens è stato rispetto a tutta la restante parte del Regno Animale, sempre più debole, lento ad acquisire indipendenza dai propri genitori, suscettibile a innumerevoli patologie, tumori e soprattutto all'invecchiamento. Tuttavia ad esso è stato concesso dall’Evoluzione un immenso privilegio, che è allo stesso tempo il suo più grande fardello: l’intelletto. Quest’ultimo gli ha dato per primo il pensiero astratto e quindi la comprensione della morte come evento ineluttabile e poi la coscienza della sua condizione di precarietà e vulnerabilità che lo portano sin da tempi remoti a superare i suoi limiti e a cercare l’immortalità. L’ingegno è anche l’unico fattore che nel corso di migliaia di generazioni gli ha permesso di sopravvivere e di accumulare un sapere tecnologico e scientifico vastissimo in ogni campo. In particolare le recentissime scoperte sulla biologia molecolare e sull’ ingegneria genetica hanno consentito all’uomo di affinare le capacità e le conoscenze per sanare le sue imperfezioni ed elevarsi ad uno stadio superiore. Nel suo libro “Più in alto degli Dei: l’ingegneria genetica dell’uomo prossimo venturo” il medico e fisiopatologo romano Marco Crescenzi espone con rigore scientifico e metodologico, prima, la serie di scoperte iniziate nei primi del Novecento che hanno portato alle conoscenze attuali, in seguito una serie di esperimenti condotti su animali che dimostrano sia le fragilità dell’uomo ma allo stesso tempo anche come esso sia teoricamente migliorabile a livello genetico. Tuttavia l’autore ci conferma che generare “trans-umani” comporta immancabilmente numerosi problemi logistici, danni inevitabili e dilemmi etici e morali irrisolvibili. In particolare la modifica della linea germinale andrebbe effettivamente a creare una vera e propria nuova specie di Homo, generando di fatto una specie “superiore” in grado di assoggettare quella “inferiore”. Molti potrebbero pensare che quella di terapia genica sia una pratica ancora poco utilizzata ma in realtà già da decenni viene ampiamente effettuata in primis per sperimentazioni (su topi), per produrre medicinali (sfruttando batteri) e la strada della modifica umana è già stata effettuata, più volte, a partire dal 2015 quando un ricercatore cinese aveva modificato uno zigote umano dando vita a due gemelle geneticamente modificate. La mia lettura vorace di questo libro ha suscitato in me un grandissimo interesse sul tema dell’ingegneria genetica e sono rimasto affascinato e nello stesso tempo perplesso dai possibili scenari che si potrebbero aprire all’umanità in un futuro prossimo. Ho finalmente trovato un autore, chiaramente uomo devoto alle scienze e alla ragione, che espone il complesso e “oscuro” tema dell’ingegneria genetica applicata all’uomo al grande pubblico in maniera, a mio parere, perfettamente chiara, semplice e oggettiva.Ho apprezzato ampiamente questo libro proprio perché ha il solo scopo di informarci su una materia, a lungo considerata lontana e impossibile ma più attuale che mai, senza dare alcun tipo di sentenza, lasciando a noi il compito di riflettere, valutare liberamente e di trarre le nostre conclusioni. Consiglio vivamente la lettura di questo libro che non abusa mai di termini troppo tecnici e che spiega ogni dettaglio in maniera esaustiva e che può essere letto su più livelli e di conseguenza è accessibile a tutti: da semplici curiosi dell’argomento ad esperti.

Brunetti Gabriel Liceo Statale Enrico Medi ( Senigallia, Marche )

‘’Più in alto degli dèi’’ non è il classico libro didascalico di biologia molecolare e genetica riservato ad un lettore preparato nel campo delle scienze, ma l’autore Marco Crescenzi pone in esame una questione etica analizzandola da un punto di vista scientifico e utilizzando un linguaggio forbito e semplice, pur mantenendo un certo rigore nella terminologia e nel linguaggio specifico, che viene sempre spiegato e approfondito attraverso ‘’box’’ di approfondimento e un glossario illustrativo; il prodotto finale è dunque un libro di scienza dell’etica aperto ad un pubblico che vuole ‘’nutrirsi’’ di curiosità: il prerequisito fondamentale non è di tipo nozionistico, ma riguarda la volontà di avventurarsi in una nuova tematica a stampo scientifico. Crescenzi confronta l’uomo, considerato come una ‘’macchina biologica perfetta’’, con gli altri esseri viventi, dimostrando quanto sia fragile: ad esempio alcuni animali, come l’elefante, sviluppano raramente tumori; altri, come l’idra, invece sono capaci di rigenerare parti del corpo perdute, o addirittura animali come il cigno mantengono costanti fertilità e mortalità nel tempo, cioè non aumenta la probabilità che questi muoiano o diventino meno fertili con la loro età. Tuttavia, la genetica molecolare potrebbe essere utilizzata già oggi per trasformaci in ‘’superumani’’ più longevi e resistenti e Crescenzi lo dimostra: spiega una serie di esperimenti che hanno potenziato geneticamente alcuni animali e che si potrebbero applicare anche all’uomo, ma l’autore precisa che in natura le modifiche del genoma di un essere vivente avvengono molto lentamente, quindi accelerare e rendere istantanea questa mutazione del genoma porterebbe solo a risultati negativi. Crescenzi conclude il libro con la questione CRISPR che, in una decina di anni, dall’essere il sistema di difesa dei batteri è diventata una terapia per l’anemia falciforme e la beta-talassemia, il che lascia il lettore con una domanda:<>. È una questione etica ancora aperta, ma di fatto il futuro è già stato segnato dall’uomo e ‘’forse è già troppo tardi per tornare indietro’’.

Piermattei Camilla Liceo Scientifico Marconi ( Pesaro, Marche )

L’uomo non è perfetto. Non è la punta del triangolo dell’evoluzione, l’essere vivente che supera tutti gli altri solo per la capacità di gestire ciò che la terra gli dà per trarne vantaggio. E non è nemmeno invincibile. C’è un modo per renderlo migliore? Modificare la natura è possibile? Questa è la premessa con cui Marco Crescenzi comincia il suo libro “Più in alto degli dei”. Come suggerisce il titolo, da millenni gli uomini sognano creature a loro immagine e somiglianza che abbiano tutto ciò che si possa desiderare, da una forza eccezionale all’immortalità. Forse diventare imbattibile è una prospettiva che non può essere contemplata dall’uomo, ma avvicinarsi ad un risultato “divino” si fa sempre più possibile. Il libro ci spiega infatti che, attraverso la modificazione genetica, cambiare l’essere umano è possibile, oggi più che mai, ma non è detto che le modifiche vengano eseguite "in meglio"; sappiamo già che modificando una caratteristica per renderla più efficace in un certo campo provocherebbe degli effetti collaterali, come l’inevitabile disadattamento ad altre situazioni che potremmo dover affrontare in futuro. Senza tenere conto poi degli effetti indesiderati all’organismo modificato che gli scienziati non possono prevedere. Bisognerebbe pensare anche ai problemi etico-politici, sociali e religiosi che sorgerebbero dalla ovvia differenza tra gli individui geneticamente modificati, detti “transumani”, e quelli preesistenti in natura. Non è difficile immaginare in quali difficoltà potremmo imbatterci nel caso in cui dovessimo modificare l’uomo per il meglio: già da secoli ci inventiamo troppi problemi riguardo a chi è “superiore” tra gli altri, non abbiamo bisogno che la scienza dia anche delle motivazioni scientifiche per farlo. Ignorando le varie sfide che ci rallentano, anche con l’avanzata tecnologica caratteristica degli ultimi secoli ci vorranno anni prima che si possa modificare il genoma umano, in meglio o in peggio che sia. I periodi di osservazione per un organismo longevo come l’uomo sono molto lunghi, soprattutto perché non tutti gli effetti delle modifiche sono immediatamente visibili all’occhio, anche attraverso il microscopio. L'autore affronta ogni sfaccettatura importante del tema e delle conseguenze che arrecherà alla nostra società e quella futura utilizzando termini scientifici, ma concetti semplificati che rendono la lettura più agevole per i lettori, soprattutto se non si possono considerare esperti a riguardo. Fa uso di molti esempi in cui parla di esperimenti svolti in precedenza in laboratorio e dei loro risultati e, anche se li ritenevo troppo numerosi e superflui per comprendere il concetto, devo dire che mi hanno aiutata molto a capire al meglio la spiegazione. Similmente, l’ho trovato in alcuni punti un po’ ripetitivo, però credo che a volte ribadire un concetto sia utile ad aumentare l’impatto che ha sul lettore e sulla sua memoria. Si capisce che dietro ogni nozione c’è stata un’accurata ricerca, provata dalla sitografia (e dai molteplici esempi) ma soprattutto si nota subito l’interesse con cui l’autore discute dell’argomento. “Più in alto degli dei” è il primo libro di argomento scientifico che abbia mai letto e non sarà l’ultimo: sono stata intrigata dal tema e vorrei leggerne altri in futuro. È un libro fortemente consigliato a chi, pur essendo alle prime armi riguardo all’argomento, abbia il desiderio di informarsi riguardo agli impatti che la biologia molecolare ha sulla nostra società.

Pierpaoli Elisa Liceo Galilei Ancona ( Ancona, Marche )

È davvero possibile migliorare gli esseri umani, ritenuti da tempo immemore l’apice dell’evoluzione, sia dal punto di vista psichico che fisico, arrivando anche ad allungarne la vita? Marco Crescenzi, nel libro “Più in alto degli dèi” affronta con profondità le sfide e le possibilità che le scoperte nel campo della biologia molecolare offrono. Tra le più sorprendenti l’autore cita la mappatura del genoma umano, il sequenziamento del DNA e la modifica dell’attività dei geni così da comprenderne le funzioni e le patologie causate dalla mancanza di essi, arrivando a correggerle sperimentalmente su animali. Nonostante queste prospettive straordinarie che tale relativamente giovane scienza offre, l’autore sottolinea come essa porti con sé anche pericoli gravissimi e profondi problemi etici, quali ad esempio l’impatto sui nuovi nascituri, che non hanno potere decisionale in quanto non ancora nati, della modifica delle linee germinali, o la scelta di cambiamento genetico che può essere benefica in un determinato ambiente e comportare svantaggi in condizioni diverse. Questo argomento delicato è affrontato dall’autore con un linguaggio chiaro e comprensibile, scientifico e filosofico allo stesso tempo che unisce in maniera accattivante paragrafi narrativi e teorici, come l’avvicendarsi delle scoperte nel campo della biologia molecolare ed i fondamenti teorici alla base di esse. Ciò, insieme all’ausilio del glossario finale, di immagini con spiegazioni annesse e schemi semplificati, e l’utilizzo di similitudini per analizzare fenomeni complessi, come la sintesi di proteine assimilata alle parole di un grande libro, tutte della stessa lunghezza, facilita la comprensione di temi e lessico complessi anche qualora il lettore non abbia una formazione scientifica avanzata. Inoltre, Crescenzi fornisce al lettore strumenti che lo aiutano a delineare un proprio pensiero critico sull’argomento: ho apprezzato come l’autore sollevi al termine di ogni paragrafo interrogativi fondamentali che spronano il lettore ad interagire con il testo in maniera attiva in quanto non vi è soluzione ad essi. Ciascuno deve infatti interrogarsi sugli aspetti positivi che tali modifiche e miglioramenti apportano alla specie umana, come la cura di patologie, tenendo però in considerazione anche le criticità e le controparti negative, come nuovi conflitti dovuti alla compresenza di diverse specie di homo incompatibili fra loro dal punto di vista riproduttivo in seguito a cambiamenti genetici. L’autore, infatti, resta in equilibrio tra l’ottimismo e la preoccupazione verso queste nuove terapie geniche, e suggerisce al lettore che le biotecnologie, qualora vengano gestite in modo riprovevole, potrebbero creare nuove forme di disuguaglianze sociali e discriminazione. Quindi definirei quest’opera di divulgazione scientifica ed in parte filosofica come attuale, in quanto tratta tematiche legate all’etica: ci pone davanti ai pericoli riguardanti le scoperte scientifiche e ci sprona a riflettere su quanto sia effettivamente giusto portarle avanti. Inoltre, credo che sia stata strutturata e successivamente elaborata in maniera eccellente, e che tutti coloro che volessero conoscere e comprendere il funzionamento della vita a livello molecolare e ottenere così strumenti per valutare le straordinarie e talvolta discutibili prospettive delle biotecnologie moderne, dovrebbero recuperarla e soffermarsi a riflettere su quanto sia giusto lucrare sul bene più prezioso che possediamo: la vita.

Pierucci Paolo Liceo Scientifico Galileo Galilei ( Macerata, Marche )

Potremo mai modificare il nostro destino? Saremo mai capaci di diventare dei superuomini, oppure resteremo soltanto delle creature che aspirano a futuri impossibili e incredibili? È di tale natura il quesito che il libro affronta e già dalla copertina – due eliche di un DNA che roteano su sé stesse verso l’infinito e verso il futuro dell’umanità, pieno di possibilità che sfidano i confini delle “umane genti” – iniziamo a pensare come, forse, per noi uomini il fato sia stato già scritto, ma non definitivamente! Il libro – una vera e propria odissea nei mari della scienza – è portatore dell’idea che potremmo essere indirizzati verso sentieri sconosciuti e tramutati in “Dèi”. Marco Crescenzi – medico, ricercatore e biologo cellulare – ci parla infatti di come, grazie alle nuove biotecnologie molecolari nonché ai numerosi studi ed esperimenti, potremmo diventare dei supereroi, simili ai protagonisti della celebre serie di film fantascientifici “X-Men”. Sorge perciò spontaneo domandarci se e quando arriverà questo distopico futuro: è proprio immergendoci nella lettura che possiamo capire la sottile linea che separa naturale e artificiale e intuire se siamo già dentro a questo avvenire. L’autore non si limita soltanto a elencarci le varie possibilità per giungere a tali condizioni né a spiegarci se tutto questo sia giusto o meno e neanche a parlarci dell’intera ingegneria genetica, bensì esplora le tappe e i risultati stupefacenti che la scienza ha raggiunto negli ultimi sessant’anni: una scienza che, di fatto, non è soltanto “osservazione”, ma anche “creazione”. L’uomo, infatti, in quanto difettoso o, meglio, imperfetto, non è assolutamente il traguardo ultimo dell’evoluzione, come viene ben illustrato con la rappresentazione dell’albero della vita di Ernst Haeckel. Le nostre caratteristiche sono possedute, singolarmente, anche da molti animali, ma in modo più efficace; ciò che, invece, distingue l’uomo dall’animale è la capacità di pensiero, ma è in virtù di questo tratto distintivo che soltanto l’uomo, rispetto a tutti gli altri essere viventi, “sa di dover morire”. Questa lucida consapevolezza è il motore che spinge l’umanità a superare i propri limiti e a volersi perfezionare, sconfiggendo, ad esempio, la sua suscettibilità ai tumori – da qui l’anelito a raggiungere la condizione del capibara o del ratto-talpa, animale praticamente immune al cancro – o allungando il tempo dell’invecchiamento, come accade a un particolare tipo di tartaruga che, col passare degli anni, vede aumentare la sua capacità riproduttiva e – parallelamente – diminuire la probabilità di morire. Il libro dispone di moltissimi riferimenti che spaziano dalla genetica alla filosofia, dai miti antichi alle frontiere della bioetica… Il tutto è ben messo in risalto grazie a una scrittura rigorosa e limpida che, anche se colma di tecnicismi scientifici, rende accessibile a tutti un argomento vasto e complesso. Concludo perciò raccomandando vivamente questo libro a chiunque abbia l’interesse e il piacere di vagare con la mente nel domani, perché il futuro è già qui! E perché Crescenzi non spiega solo cosa sta accadendo, ma ci costringe a chiederci: siamo pronti a ciò che verrà?

Tole Emanuela Iis Varano - Antinori ( Camerino, Marche )

Affrontare un libro di divulgazione scientifica può sembrare un impresa alquanto difficile, non solo perché la materia presa in considerazione richiede un certo bagaglio culturale, ma anche perché la lettura può risultare piuttosto noiosa. Questo non è sicuramente il caso del libro Più in alto degli dei scritto da Marco Crescenzi, pubblicato nel 2024. Il manoscritto racconta la storia della genetica e della biologia molecolare, il punto di partenza è Mendel e il suo esperimento con la pianti di piselli fino ad arrivare alle numerose mutazioni genetiche effettuate su topi e, in alcuni casi, su veri e propri essere umani. Crescenzi espone una certezza: al giorno d'oggi siamo accompagnati da un idea, quella di essere gli esseri viventi privilegiati del pianeta, coloro che hanno il potere sul mondo e tutto ciò che li circonda. Questa filosofia antropocentrica ha sempre accompagnato l’uomo ma, da qualche secolo a questa parte le cose sono cambiate, il grande scienziato Charles Darwin affermava: «l'uomo è un prodotto casuale assieme alle altre creature che convivono con noi nel nostro pianeta.» Darwin, insieme ad altri suoi contemporanei, è riuscito così a rivoluzionato l'idea che abbiamo del genere umano perché, come afferma Crescenzi, l’uomo non possiede quella superiorità che crede di avere. Infatti sono centinaia gli animali che non contraggono tumori, che riescono a far crescere i propri arti altri e che vivono una vita più longeva! L’uomo osserva con fascino, ma vuole sempre di più, vuole diventare perfetto! Questo desiderio non è certo una novità, già le divinità antiche, con i loro poteri straordinari, ma anche i supereroi moderni, hanno espresso un desiderio radicato nell'umanità: l’immortalità. La morte è qualcosa che logora l'interiorità umana. Come afferma Crescenzi l’uomo è l’unico essere che sa di dover morire, la consapevolezza è potenza ma allo stesso tempo maledizione. La conoscenza di un inevitabile destino continua a condizionare l’uomo ed è proprio questa condizione che lo ha spinto a desiderare di cambiare l’umano da “dentro” per cercare in tutti i modi di posticipare l’unica vera nemica: la morte. Rimane lecito domandarsi se ciò che sta accadendo segua quella etica morale così difficile da spiegare ma alquanto radicata in noi, è veramente giusto spingersi come afferma l'autore, “ più in alto degli dei”? Non esiste una risposta univoca, ma ciò che mi auguro è un uso consapevole e responsabile di quelle conoscenze che sono più grandi di noi affinché non si perda ciò che rende l'uomo umano: i sentimenti che prova, le abitudini e tutte le imperfezioni che la vecchiaia porta con sé. Rimane dunque un solo principio da conservare, che caratterizza la nostra specie e distingue il senso della nostra esistenza da quella di altre: l'amore.

 

Premio Asimov