Oscar D’Agostino, il Chimico dei fantasmi di Via Panisperna

Il 1933 è l’anno in cui in Italia iniziarono ufficialmente le ricerche nel campo della fisica nucleare. A Roma Enrico Fermi e Franco Rasetti, amici sin dai tempi dell’Università a Pisa, si concentrarono sul perfezionamento di tecniche spettroscopiche e sul problema della diffusione dei raggi gamma. Questi argomenti di ricerca portarono alla costruzione di uno spettrografo a cristalli di bismuto che testarono attraverso dei piccoli campioni che contenevano sorgenti di materiale radioattivo, preparate direttamente da Giulio Cesare Trabacchi che era il capo dell’Ufficio del Radio, unico organo che poteva distribuire campioni radioattivi ai diversi centri di ricerca. Per questo motivo Trabacchi era soprannominato “La Divina Provvidenza”.
Il ruolo di primaria importanza che la chimica rivestiva nello studio dei fenomeni di radioattività artificiale era da subito ben chiaro a Fermi. La maggior difficoltà, almeno in una prima fase, era quella di isolare il Polonio dal materiale radioattivo disponibile in modo tale da creare sorgenti di particelle α ad alte energie con cui bombardare una serie di nuclei atomici. Questa estrazione era possibile, attraverso complicati e sofisticati metodi, partendo ad esempio dal Radio-D e se ne occupò in prima battuta Rasetti. Come ha ricordato lo stesso D’Agostino:

Una di queste sorgenti era il Polonio, ricavabile dal Radio-D, estratto dal deposito attivo lasciato dalla emanazione del Radio o da vecchi preparati di Sali di Radio lasciati per molti anni chiusi ed inutilizzati.[1]

Ben presto ci si accorse che il procedimento era complicato e molto delicato e serviva un aiuto. Fermi si rivolse allora a Nicola Paravvano, direttore dell’Istituto di Chimica dell’Università di Roma, di segnalargli un bravo chimico e che fosse capace di manipolare e riconoscere sostanze la cui vita media era dell’ordine di alcuni secondi: serviva un chimico dei fantasmi. Quel bravo chimico si chiamava Oscar D’Agostino.
D’Agostino era nato il 29 agosto del 1901 ad Avellino e si era laureato proprio a Roma in Chimica qualche anno prima, nel 1926. Dopo una breve esperienza di consulenza tecnica presso una società produttrice di pile, era entrato all’Istituto di Chimica come assistente del Prof. Parravano e poi nell’edificio di via Panisperna.
Grazie al lavoro congiunto di D’Agostino e Rasetti, l’Istituto di Roma arrivò a possedere, nell’arco di pochissimo tempo, una quantità di Radio seconda soltanto a quella prodotta dal famoso Institut du Radium di Parigi, fondato da Marie Curie e già all’avanguardia.
Fu proprio all’Istituto Parigino che fu indirizzato D’Agostino, su suggerimento di Orso Mario Corbino e Fermi nei primi mesi del 1934 grazie a un assegno di ricerca, che gli era stato conferito nel novembre dell’anno precedente dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui poté approfondire le sue conoscenze sulla radioattività, seguendo le lezioni di Marie Curie e dei coniugi Irène e Frédéric Joliot-Curie, che proprio agli inizi del 1934 avevano ottenuto i primi elementi radioattivi artificiali dopo aver bombardato alcuni elementi leggeri con particelle α (nuclei di elio carichi positivamente). Quasi contemporaneamente all’annuncio di questa scoperta, la ricerca di Fermi e dei ragazzi di Via Panisperna venne dirottata sullo studio della radioattività indotta dai neutroni.
Qualche mese dopo, D’Agostino rientrò a Roma per le vacanze di Pasqua e Fermi decise di coinvolgerlo in pieno nel gruppo dei Ragazzi di Via Panisperna. In una lettera indirizzata al presidente del CNR, scritta il 25 giugno 1934, D’Agostino riassunse la situazione e scriveva per avere la seconda rata della borsa:

Illustrissimo Sig. Presidente del Comitato Nazionale per la Fisica Cons. Nazionale delle Ricerche, Roma
In seguito al conferimento fattomi di una borsa di studio dopo aver coadiuvato il Prof. Rasetti nella estrazione di Ra D da un vecchio preparato di Ra, mi sono recato alla fine di gennaio del corrente anno all’Institut du Radium a Parigi. Ivi ho frequentato i corsi tenuti da Mme. Curie, M e Mm. Joliot e M. Debierne. Con l’autorizzazione di Mme. Curie e sotto la guida di Mme. Joliot e del Dr. Haissinsky ho seguito nei vari laboratori dell’Istituto i procedimenti ivi in uso nei riguardi della chimica delle sostanze radioattive, svolgendo molte esercitazioni pratiche ed iniziando, in collaborazione col Dr. Haissinsky una ricerca sui metodi elettrolitici di separazione dei prodotti della famiglia del Th (Torio).
Ritornato per le vacanze Pasquali a Roma, sono stato trattenuto come lo sono tuttora presso l’Istituto fisico della Regia Università dal prof. Fermi per le ricerche ivi in corso sulla radioattività artificiale. Nel riferire alla S.V. sulla mia attività La prego di voler disporre affinché mi sia corrisposta la seconda rata della borsa
.”  [2]

Figura 1: I ragazzi di via Panisperna

 

Il giorno dopo, il 26 giugno, Fermi scriveva una lettera con un tono leggermente diverso:

Il Dr; O. D’Agostino, che ha una borsa di studio del CNR per Parigi, è, come ti accennai, stato trattenuto da me per lavorare qui alle nuove radioattività artificiali. So che ti ha scritto perché gli venga pagata la seconda rata della borsa di studio. Vedi se è possibile accontentarlo. Coi più cordiali saluti e ringraziamenti.[3]

Quello che bisognava fare era, sulla carta, semplice: bisognava bombardare tutti i 92 elementi presenti in natura. Il tutto eseguito in tempi molto brevi. D’Agostino rivestì un ruolo da protagonista, separando e caratterizzando un gran numero di radioisotopi artificiali e partecipando attivamente a tutti gli esperimenti fino allo scioglimento del gruppo, avvenuto alla fine del 1935. Il ruolo di D’Agostino è ben sintetizzato dalle parole di Fermi:

Nel corso dei lavori si è presentato anche frequentemente il problema di manipolare e preparare sostanze radioattive naturali. In tutte queste ricerche ho potuto sempre apprezzare l’abilità e l’operosità del D’Agostino, nonché la sua attitudine ad orientarsi rapidamente di fronte a nuovi problemi.[4]

Durante l’esperimento venne bombardato anche l’Uranio, portando al famoso dilemma della scoperta degli elementi transuranici, ipotesi poi rivelatasi sbagliata solo nel biennio ’38-’39 con i lavori di Lise Meitner e Otto Hahn sulla fissione nucleare.
Durante questi bombardamenti fu indotta anche la radioattività nell’Uranio che portò al famoso dilemma della scoperta del 93esimo elemento, ipotesi rivelata sbagliata solo nel biennio1938-39 con i lavori di Meitner e Hanh sulla fissione nucleare. C’è da dire che la notizia venne salutata con immensa soddisfazione da Corbino che non esitò a divulgare la scoperta, nonostante i dubbi di Fermi.
Nel 1935 iniziò a disgregarsi il nucleo romano, specialmente con la partenza di Segrè per Palermo, dove aveva vinto il concorso a cattedre. Si allontanò anche D’Agostino, che nel marzo del 1938 conseguì la libera docenza in Chimica Generale. Nello stesso anno, Fermi partì per Stoccolma per ricevere il Premio Nobel (per poi abbandonare l’Italia in seguito alla promulgazione delle leggi razziali) e D’Agostino svolse un compito delicato di protezione al momento del passaggio di confine. Come riportato in [Acocella], il giorno precedente alla partenza della famiglia Fermi, D’Agostino venne casualmente a conoscenza si un ordine della polizia fascista di bloccare moglie e figli al confine del Brennero, e informò Fermi. Questi, attraverso le sue conoscenze, ebbe la possibilità di far rivedere quella disposizione.
Dopo alcuni anni al CNR, tornò definitivamente all’Istituto Superiore di Sanità dove si impegnò in ricerche di radioterapia, in particolar modo sull’utilizzo di isotopi radioattivi in ricerche chimiche e biologiche.
Edoardo Amaldi, in merito ai suoi tentativi di ricostruire un gruppo di ricerca nel 1939, scriverà:

In quel periodo feci vari tentativi per convincere Oscar D’Agostino a tornare a lavorare in radiochimica, come aveva fatto con successo dalla primavera 1934 al giugno 1935. Sia la fissione dell’Uranio che l’impiego di nuovo isotopi radioattivi come traccianti erano settori di straordinario interesse scientifico. La sua collaborazione con il nostro gruppo, utilizzando l’impianto dell’Istituto Superiore di Sanità, avrebbe potuto dare notevoli frutti, ma i suoi interessi si erano spostati verso altri settori ed ogni mio sforzo fu inutile nonostante anche lui fosse enormemente colpito dalla scoperta della fissione.” [5]

 

Note:

[1] Acocella.

[2] F. Guerra, N.Robotti  p.66.

[3] Ibidem p.67.

[4] Acocella

[5] Ibidem.

 

Bibliografia:

G. Acocella L’opera scientifica di Oscar D’Agostino (dal suo Archivio), Atti del XXV Congresso Nazionale di Storia della Fisica e dell’Astronomia, Milano, 10-12 novembre 2005.

G. Acocella La donazione Oscar D’Agostino.

G. Acocella L’esperienza parigina di Oscar D’Agostino.

F. Guerra, N. Robotti The Lost Notebook of Enrico Fermi. The true story of the discovery of neutron-induced radioactivity. Spinger (2018)

 

Oscar D’Agostino, il Chimico dei fantasmi di Via Panisperna