“Non barattare un grammo di salute nemmeno per un chilogrammo di conoscenza”
Sergej Tchoudinov
Nato il 10 dicembre del 1935 a Perm, Tchoudinov è stato un fisico specialista nel campo della fisica dello stato solido e della superconduttività.
Dopo aver terminato con la medaglia d’oro gli studi liceali presso la scuola N°52, che dava l’opportunità di accedere a qualsiasi Università senza l’obbligo di sostenere gli esami di ammissione, decise di iscriversi all’Università Lomosov di Mosca, dove si laureò nel 1959 con il massimo dei voti. Quegli anni furono tra i più oscuri dell’era Sovietica: se le purghe staliniane erano solo ricordi echeggianti dei decenni precedenti, la Guerra Fredda era una minaccia reale e con lei le persecuzioni di tutta la popolazione scientifica e non. Lo stesso Tchoudinov ha raccontato di quando Bruno Pontecorvo arrivava a lezione scortato dalle guardie del KGB che lo aspettavano in piedi imperterriti, o di quando Pëtr Kapica si batteva con le sue temerarie sfide al potere poliziesco per proteggere Lev Landau. Sergej si trovava all’Università di Mosca in quei terribili giorni di gennaio del 1962 quando un incidente stava per strappare la vita a Landau, e visse l’angoscia di quei mesi che accompagnavano la riabilitazione insieme a tutta la comunità di fisici.
Gli anni in cui si svilupparono la parte più intensa della carriera scientifica di Tchoudinov furono quelli tra il 1971 e il 1993. In questi 22 anni furono più di cento le pubblicazioni, sei i libri di testo scritti (tre dei quali di larga diffusione e tradotti anche in inglese) e una onorificenza di Stato nel 1982 - questa per la “ricerca sulle transizioni elettroniche di fase nello stato di gap nullo”. Nel 1985 divenne Professore Ordinario e titolare della cattedra di fisica delle basse temperature; dal 1989 al 1993 fu invece eletto Direttore della cattedra di Cristallografia presso il dipartimento di Fisica dell’Università di Mosca.
Insieme al Premio Nobel Aleksei Abrikosov, amico e compagno di alcune festose notti moscovite, e Nikolaj Brandt venne insignito del Diploma per la Scoperta N° 156 (del giugno 1976) per una serie di lavori sullo studio dei fenomeni che avvengono nella materia durante transizioni di fase in campi magnetici. Fu inoltre insignito nel 1997 della medaglia dedicata alla memoria di Pëtr Kapica, insieme ad Antonio Barone dell’Università di Napoli Federico II, per il loro contributo allo sviluppo delle ricerche nella Fisica delle Basse Temperature.
Già dal 1988, grazie ad un accordo firmato dall’allora Rettore Mario Giannella tra l’Università di Mosca e quella di Camerino, Tchoudinov iniziò a collaborare con i colleghi italiani, in particolare con Sergio Stizza. Arrivò stabilmente all’Università degli Studi di
Camerino nel 1993 con il titolo di “professore di chiara fama”. In questi anni si concentrò sulla costruzione del Laboratorio di Fisica delle basse temperature curando personalmentei progetti e le specifiche tecniche dei pezzi che vennero poi realizzati direttamente dall’Università di Mosca.
L’oggetto principale di studio era il fenomeno della superconduttività rientrante, un effetto osservato nei sistemi che si trovano vicino al confine ferromagnetico e superconduttore.
Nelle parole di Sergio Stizza:
“(Questo tema di ricerca) è stata una scelta lungamente pensata e mirata in modo assolutamente efficace al fine di dare ‘visibilità’ sia ad una attività di ricerca per molti versi unica, sia ad un Laboratorio che in nessun altro modo avrebbe potuto competere con gli altri grandi centri di ricerca, diversamente attrezzati per studiare il fenomeno della superconduttività, in quei giorni al centro dell’attenzione della fisica di una significativa parte della comunità scientifica mondiale.”
Oltre all’intenso lavoro di ricerca Tchoudinov si impegnò a fondo nella didattica.
“Se insegnare significasse letteralmente imprimere un segno nella mente dell’alunno, porvi delle inviolabili regole, degli imperativi categorici, allora Sergej non ha insegnato. Troppo forte, troppo dura, era per lui questa definizione. Suonava come una indebita violazione della libertà intellettuale dello studente. Egli proponeva la figura del docente come nient’altro che una guida, un sapiente maestro forse da imitare per andare più rapidamente oltre. L’idea di essere il controllore dei risultati raggiunti dagli studenti, lo
offendeva e lo denigrava, non potendo concepire che uno studente non cercasse, con tutte le sue forze, la stima del suo maestro.”
D’altronde anche Albert Einstein nel tuo intervento “Sull’Educazione” nel 1936 scriveva:
“Mettete nelle mani dell’insegnate il minor numero possibile di misure coercitive, in modo che l’unica fonte di rispetto dell’alunno per l’insegnante siano le qualità umane e intellettuali di quest’ultimo.”
Un aspetto peculiare ed interessante era che il corso di fisica delle basse temperature, di cui era titolare, ogni anno mutava: venivano presentati sempre argomenti e fenomeni fisici nuovi, permettendo ai suoi studenti di spaziare sui vari aspetti del settore.
E così, con la sua personalità fatta di “grande entusiasmo e grande umanità, che si riflettevano in una elegante timidezza” passò gli anni camerti, diventando coautore di più di 170 articoli scientifici.
Ritornando in ambito scientifico, vanno menzionati i lavori di Tchoudinov sui composti di intercalazione della grafite, lavori che sono raccolti nel libro “Semimetals- Graphite and its compound” (di Brandt, Ponomarëv e Tchoudinov) e che hanno portato ad una collaborazione col gruppo di chimica dell’Università di Camerino insieme ad alcuni chimici dell’Università di Mosca.
In questo clima di festosa e profonda collaborazione Tchoudinov invitò a Camerino personaggi illustri della fisica russa come Igor Ternov, uno dei massimi esperti al mondo della radiazione di sincrotrone, Vitaly Mikhailin, Presidente della Società Russa di Fisica, ed infine il suo amico di lunga data Aleksej Abrikosov, vincitore nel 2003 del Premio Nobel per la fisica “per i contributi pioneristici alla teoria dei superconduttori e superfluidi”.
Aleksej Abrikosov
“Poco dopo l’annuncio che aveva proclamato Aleksei Abrikosov come uno dei vincitori del Premio Nobel per la fisica del 2003, alcuni colleghi lo portarono per festeggiare in un vicino ristorante italiano. Durante il pranzo uno dei presenti ha esclamato che Abrikosov avrebbe dovuto ricevere un secondo premio Nobel, questa volta per la letteratura, per aver scritto il suo famoso libro “AGD”. Sconcertato, ho fissato questo individuo e mi sono reso conto che era terribilmente serio. Mi posso immaginare la reazione del comitato Nobel per la letteratura a un libro del genere”.
Aleksei Abrikosov è nato a Mosca il 25 giugno del 1928 da una famiglia conosciuta per aver aperto una pasticceria che era interamente al servizio dello zar. I suoi genitori erano entrambi conosciuti medici patologi. A suo padre, vicepresidente dell’Accademia Sovietiche delle Scienze Mediche, fu affidata l’autopsia di Vladimir Lenin.
Si diplomò nel 1943, proprio mentre i nazisti presero d’assedio la Russia, e nel 1945, dopo due anni all’Institute for Power Engineer, si trasferì al dipartimento di Fisica dell’Università di Mosca dove si laureò nel 1948. Successivamente riuscì a superare il famigerato “minimo teorico”, diventando a tutti gli effetti studente di Lev Landau, uno dei più grandi scienziati sovietici e non in circolazione. Nel 1951 difese la sua tesi di dottorato discutendo la diffusione termica nei plasmi. Come ha ricordato Michael Norman nella sua “Memoria biografica di Aleksei Abrikosov” per la National Academy of Sciences:
“Landau desiderava a tutti i costi far rimanere Abrikosov all’Istituto, ma c’era un intoppo. Un funzionario del KGB esaminò il fascicolo di Abrikosov e notò che non solo sua madre era ebrea, ma che c’era anche il sospetto che Aleksei fosse il nipote di Landau. Poi è intervenuto il destino e il resto è, così per dire, storia”.
Da quel momento, fino alla morte di Landau, Abrikosov fu uno dei suoi più stretti collaboratori e uno tra i fondatori dell’Istituto Landau per la fisica teorica. Riassumere il suo lavoro in qualche riga non è possibile e ci soffermiamo solo sue due punti.
Negli anni Cinquanta, lavorando insieme a Landau e ad Isaak Khalatnikov, Abrikosov diede fondamentali contributi all’elettrodinamica quantistica. I suoi studi sulla teoria dei campi, uniti al suo interesse per la fisica statistica, lo portarono a scrivere, in collaborazione con Lev Gor'kov e Igor Dzyaloshinskii, uno dei più importanti libri di riferimento della materia: “Methods of Quantum Field Theory in Statistical Physics” (1961), conosciuto anche con il nome di “AGD” (dalle iniziali dei cognomi dei tre autori). Per il cinquantesimo compleanno di Abrikosov fu commissionato un disegno che lo raffigurava in pieno stile medievale, mentre sembrava “benedire” chi lo circondava e nelle mani stringeva un oggetto molto simile alla Bibbia, ma che riportava la sigla “AGD”.
Nel 1957 pubblicò invece uno dei suoi lavori più conosciuti, per il quale avrebbe ricevuto appunto il Nobel nel 2003. Nell’articolo formulò la teoria della superconduttività del II tipo, trovando una nuova soluzione alle equazioni di Ginzburg-Landau. In maniera molto approssimata, Abrikosov riuscì a dimostrare che le linee del campo magnetico applicato penetrano in alcuni superconduttori tramite una serie di vortici quantizzati, noti come vortici di Abrikosov, che consentono di mantenere il comportamento superconduttivo anche per campi magnetici più elevati. Nonostante fosse arrivato a tale soluzione già nel 1952, Landau impedì la pubblicazione perché non riteneva possibile questo tipo di soluzione; ci ripensò solo quando Feynman pubblicò il suo lavoro sui vortici nell’elio superfluido. I superconduttori di tipo II rivestono un ruolo essenziale per la costruzione di magneti superconduttori, impiegati per la risonanza magnetica nucleare e nei grandi acceleratori di particelle come il Large Hadron Collider al CERN di Ginevra.
In foto da sinistra: R. Natali, G. Mancini, S. Tchoudinov dietro ad A. A. Abrikosov in primo piano con la cravatta, A. Varlamov, S. Stizza, Francesco Bonifazi e Roberto Ferretti
Fonti:
Sergej Tchoudinov, testimonianze orali e scritte di S.Stizza e del figlio Georghii Tchoudinov a cui va un ringraziamento particolare per avermi mandato le foto.
Aleksej Abrikosov: A Biographical Memoir by N.R. Norman- National Academy of Sciences.
A cura di Riccardo Giustozzi