Recensioni del libro Il secondo principio
Cacciatori Alessandra Liceo Scientifico Statale G. Galilei ( Ancona, Marche )
Carnot, Clausius ma anche Boltzmann e Gibbs sono solo pochi degli scienziati che Marco Malvaldi, scrittore e chimico, cita nello spiegare e nel raccontare il Secondo Principio all’interno del suo libro. L’autore non si limita però a porli tra le pagine come soldatini di plastica sparsi su un pavimento, ma dà loro una connotazione, una storia, un senso senza il quale il verificarsi di certe scoperte e la creazione di invenzioni non verrebbero capiti.
In questo modo egli crea una storia nella quale il lettore può entrare e cercare di comprendere, assimilare concetti che di per sé non sono poi così immediati, soprattutto per chi non ne ha mai sentito parlare e affronta argomenti del genere solo al bar quando, con gli amici, parlando del più e del meno “si prendono termini sentiti da qualche parte - convinti di averli capiti [...]- e si cerca di applicarli alla realtà o a discorsi sui massimi sistemi”; è così che lui definisce la cosiddetta “scienza da bar”, quel bacino di conoscenze comunemente condivise da cui inizia a spiegare fenomeni fisici complessi. Ed è così che anche per una studentessa al quarto anno di liceo scientifico, diventa bello e interessante scoprire cosa si celi dietro agli illustri cognomi e alle formule che si incontrano sulle pagine del libro di teoria.
Andando avanti nel corso del libro, “Il secondo principio”, ci si addentrerà con il giusto livello di profondità negli argomenti: né troppo perché ci sarebbe il rischio di esagerare e che il libro diventi pesante per la lettura, né troppo poco, risultando piacevole ma allo stesso tempo con contenuti più che validi; con esempi che riprendono la vita quotidiana, grazie ai quali anche la complessità del Secondo Principio diventa più chiara: assimilare un tavolo vittoriano ad un macrostato e tutte le combinazioni in cui le persone possono sedersi ai vari microstati credo sia stato uno degli esempi migliori. Anche l’uso di disegni e grafici che accompagnano le spiegazioni facilitano la comprensione di queste ultime, lasciando impresso nella mente del lettore il funzionamento di vari meccanismi quali ad esempio la macchina di Carnot, che altrimenti sarebbe stato difficile immaginare.
Il libro scorre molto velocemente anche grazie ad un linguaggio abbastanza semplice, disseminato qua e là di intermezzi ironici e divertenti che interrompono piacevolmente la lettura seria, facendoci fare una risata: non credo dimenticherò mai il canto della suocera per cercare di ottenere il vento su ordinazione, citato proprio tra le prime pagine.
Ironia e semplificazione, tuttavia, non sono affatto sinonimo di ovvietà: i capitoli sono in realtà l’uno propedeutico all’altro, e se un lettore distratto o un po’ discontinuo non ha presentato sufficiente attenzione a dei concetti, troverà faticoso proseguire la lettura e sarà costretto a rivedere i concetti fondanti. Anche per questo ruolo attivo richiesto al lettore trovo che “Il secondo principio” di Marco Malvaldi sia un ottimo libro di divulgazione scientifica, in esso si avverte e si apprezza lo sforzo dell’autore di trovare modi che rendano comprensibili concetti base, quali la differenza tra temperatura e calore, proseguendo poi, con calma e gradualità, con il primo principio che è preparatorio esso stesso al secondo.
Crocione Anastasia Polo Scolastico 2 - " Torelli " ( Fano, Marche )
Devo confessare di aver scelto il libro di Marco Malvaldi "Il secondo principio" (Il Mulino, 2021) per pura curiosità. Conoscevo il nome dell'autore grazie alla famosa fiction televisiva "I delitti del BarLume" e non riuscivo a credere che la stessa persona potesse scrivere per la collana "Formule per leggere il mondo".
Marco Malvaldi si è laureato in Chimica e ha conseguito un dottorato di ricerca presso l'Università di Pisa. Grazie alle sue capacità da scrittore, Malvaldi riesce a spiegare anche a persone non particolarmente preparate (come me) che cosa sia il secondo principio della termodinamica in modo divertente e per niente noioso. Come un bravo professore, percepisce quando il suo pubblico comincia a perdere la concentrazione e lo sveglia, facendogli fare due risate: racconta aneddoti storici, fatti curiosi, sa trovare esempi e paragoni nella vita reale che ci permettono di capire meglio i complicati meccanismi dell'entropia, Il suo stile leggero ed autoironico aiuta a leggere il libro senza contare le pagine, come se fosse uno dei suoi gialli.
Racconta due secoli di storia della termodinamica, cominciando dalle prime macchine a vapore di James Watt, passando per Sadi Carnot che mostrò come il calore si trasformi in lavoro, James Joule con il suo calorimetro, Rudolf Clausius, che formulò il primo e il secondo principio della termodinamica e battezzò il termine "entropia" Ludwig Boltzmann, considerato padre fondatore della termodinamica, per arrivare all'energia libera di Josiah Williard Gibbs che rese il secondo principio utilizzabile non solo in fisica, ma anche in chimica, facendola diventare una vera scienza.
Nonostante quello che pensano gli "scienziati da bar", come li chiama Malvaldi, l'aumento del disordine, giustificato dal secondo principio della termodinamica, non porta l'universo alla sua inevitabile scomparsa: al contrario, Malvaldi cerca di spiegare quali siano le potenzialità delle molecole, delle nostre centrali molecolari interne (ovvero i mitocondri) le quali riescono a generare l'ordine dal disordine termico. Illustra inoltre come questa capacità aiuti l'evoluzione degli organismi viventi e permetta di costruire strutture sempre più complicate.
Vorrei concludere con una citazione che mi è rimasta impressa: "Il significato della vita sta nel cercarlo, nel trovarlo, non nel vederlo servito su un piatto o nel sentirselo raccontare. Se sei un ricercatore, un esploratore, non vuoi sapere, vuoi scoprire Non aspetti che il problema ti trovi, sei tu che te lo vai a cercare, e ogni scoperta non è altro se non la consapevolezza di aver trovato un nuovo problema, e la stazione di partenza della spedizione per risolverla".
Tonini Noemi Liceo Scientifico Statale G. Galilei ( Ancona, Marche )
“Se il contenuto di entropia dell’universo aumenta, questo vuol dire che la qualità dell’energia si degrada, è destinata a degradarsi” osserva lo scrittore e chimico Marco Malvaldi nel suo libro “Il secondo principio”; ed è proprio questa formula che stabilisce l'incessante degradarsi dell’energia che segna l'inesorabile scorrere del tempo e la fine dell’esistenza di tutte le cose. Immergendosi in questa lettura si viene trasportati attraverso la storia di coloro i quali, mossi da un'insaziabile curiosità e desiderio di conoscenza, hanno permesso la formulazione della legge che domina l'intero universo. Non soltanto Malvaldi è in grado di presentarci un preciso ritratto di questi scienziati ripercorrendone le vite, ma anche, per mezzo delle loro vicende, spiegare il concetto di entropia; concetto tutt'altro che immediato che presenta la sua complessità non solamente nella comprensione da parte del lettore, ma anche nell'esposizione efficace che deve eseguire l'autore per poter dare modo anche ai meno eruditi in ambito scientifico di capire a fondo ciò che viene espresso. Lo scrittore nel fare ciò dimostra grande maestria cercando di trasportare nella quotidianità discorsi di natura fisica e chimica che vengono affrontati attraverso puntuali esempi ed un lessico chiaro che talvolta si discosta notevolmente da quello tipicamente scientifico; ciò nonostante è evidente come l'argomento discusso non sia né immediato né scontato, in quanto, sebbene siano fornite acute contestualizzazioni, alcuni passaggi risultano meno scorrevoli e di una più difficile comprensione rispetto ad altri, interrompendo lo scorrevole ritmo narrativo caratterizzante la maggior parte del libro. Un pregio della scrittura di Malvaldi però è senz'altro l'abilità di improntare il discorso facendo sì che il pubblico non veda la progressiva azione dell'entropia come apocalittica, bensì questa lo porti ad apprezzare la complessità dell'organismo umano nella sua capacità di indagarsi indagando l’universo di cui fa parte e comprendendo ciò che si cela dietro al caos dell’esistenza e che risiede intrinsecamente nel secondo principio della termodinamica.